#senso dei miei viaggi - il mistero


C'è uno strano profumo nell'aria, un misto di rosa e cannella, aria salmastra e erba tagliata, uno spiffero d'aria calda che muove leggermente le tende, un oggetto che sono certa prima era adagiato sullo scrittoio della giovane di casa ora è scomparso!
Si ne sono sicura, era proprio li, vicino al suo calamaio e alla carta ingiallita, era un bastoncino di cannella, giuro non sono pazza.
La guida mi sorride e con dolcezza mi racconta la storia della Dama Bianca.
Giovanissima arrivò sull'isola di Jamaica dove suo padre aveva acquistato una piantagione di canna da zucchero,li lavoravano decine di uomini e donne di colore, chi nella grande villa, chi nei campi altri con gli animali che allora erano tantissimi.
Si dice che la sua pelle era talmente bianca da sembrare latte e come tutte le donne che venivano dal vecchio continente la curasse con un olio profumato alla rosa. Rose - questo è il nome della dama bianca - commise un "gravissimo errore" per l'epoca: si innamoro di Juan un ragazzo nero come la pece, che profumava di cannella.
Ben sapendo che la loro unione non sarebbe mai stata accettato dalla famiglia, decisero di fuggire insieme e una notte buia scapparono ricchi del solo loro amore.
Pochi minuti dalla loro fuga fu dato l'allarme e il padrone con i suoi uomini migliori, cani e pochi guardiani iniziarono le ricerche.
Li trovarono poche ore dopo, li avevano spinti verso la scogliera..
Li nel punto in cui il sentiero si fa sempre più stretto, dove l'oceano ribolle e gli scogli sono in agguato forse più dei feroci cani.
Viene richiesto al giovane Juan di lasciare andare Rose, quasi l'avesse rapita.
Li su quello sperone di roccia le loro mani si intrecciano, i loro sguardi si perdono e senza dire una parola si lanciano nel vuoto, nelle braccia dell'oceano.
I loro corpi non furono mai ritrovati. Pochi giorni dopo la disgrazia il bestiame iniziò a morire, la canna da zucchero si seccò e i magazzini di rhum presero fuoco, in pratica la rovina si abbatté sulla famiglia, di cui rimase a testimone solo questa vecchia casa.
Qualcuno dice che sono arrivati a nuoto in un luogo felice, altri che i loro spiriti vaghino ancora nelle stanze della tenuta.
Il silenzio è sceso insieme a qualche lacrima, mi volto e ora il bastoncino di cannella è nuovamente al suo posto.
Sorrido sono certa che mentre la solerte Louise raccontava la triste ma pur sempre romantica vicenda, qualcuno l'ha deliberatamente riposto.. anche se il mio cuoriccino spera che siano sono stati Rose e Juan.

La neve cade copiosa, nella sala da ballo il conte sta bruciando i preziosi volumi di famiglia..
Non gli è rimasto altro: si è ormai venduto tutto, i tappeti, le tende, i mobili e persino le preziose porcellane sono state barattate con i villani in cambio di vino, formaggi e qualche donna.
In paese si vocifera che la follia sia tornata, che quella tara che la contessa ha manifestato pochi anni dopo il matrimonio con il signorotto della valle abbia contagiato il piccolo - sembra davvero un nano- e per nulla avvenente erede.
All'ora del tramonto si sentono strane urla e anche i pochi che sono rimasti al suo servizio più per pietà che per altro, si asserragliano nelle loro stanze..
Sembra che una strana entità evanescente vaghi tra i corridoi tenendo per mano un campanello.
Al suo suonare, un anima in paese si spegne, come rapita da un male misterioso.
E' gennaio il mese più freddo, gli ultimi servitori ormai ridotti a pelle e ossa abbandonano il maniero, scendendo verso il piccolo borgo a valle raccontano che da ore il campanellino non smette di suonare. I villani intimoriti da quante anime andranno perse durante la notte decidono di porre fine a quello che ritengono la maledizione del casato.
Daranno alle fiamme il piccolo castello  e mentre divampa l'incendio sentono una cantilena.
Una dolcissima cantilena che sembra quasi una ninna nanna e uno dopo l'altro si addormentano.
La neve che ancora cade intensamente ricoprirà i loro corpi che verranno ritrovati solamente nell'estate successiva.
Chi li ha ritrovati afferma che erano sorridenti e beati come bimbi cullati dalla mamma.
Il campanellino di tanto in tanto suona ancora afferma Jean Pierre davanti al caminetto della baita che gli abbiamo affittato, ci regala ancora una bella grolla dell'amicizia, la neve è scesa anche questa notte ed era passato semplicemente per vedere come i cittadini se la stavano cavando.
 Parleremo ancora per po' prima che decida di tornare verso casa.
Quando esce sotto una fitta nevicata, ci sembra di sentire un campanellino e un dolcissimo canto.
Siamo tutti piuttosto turbati e prima di addormentarci ci concediamo - con la scusa di scaldarci - un bicchierino di grappa alle pere che ci ha regalato.

La pioggia è sempre più battente, la strada è quasi del tutto invisibile, l'auto scivola e quasi sbanda per effetto delle pozze che si sono formate, quando Pietro scorge sul lato della strada una ragazza, fradicia, sta li, con indosso una giacca a vento rossa che ormai sembra non reggere una sola goccia di pioggia in più.
Accosta e chiede alla ragazza se desidera un passaggio.
Pochi minuti dopo sono fermi in una piazzola: la pioggia è aumentata incredibilmente, sembra un nubifragio.
L'auto è ancora accesa, il riscaldamento cerca di regalare ai due un pò di ristoro.
Passano i minuti e la sbronza di Pietro sta passando, Marina la ragazza si è un pochino sciolta e inizia a sorridere.
Il peggio sembra passato.
Pietro ormai completamente sobrio si accorge che si è fatto tardissimo sono quasi le due di notte e in un batter di ciglia decide di accompagnare Marina a casa.
La lascia all'imbocco del vialetto, sorridendole e ringraziandola per la compagnia fatta durante la bufera.
Solo il giorno dopo si accorge che la ragazza del sorriso ha dimenticato la sua gocciolante giacca rossa sul suo sedile posteriore e memore dell'emozione che gli ha regalato decide di riportargliela.
Ricorda perfettamente la via.
Suona al citofono imbarazzato e con sua sorpresa gli viene aperta la porta: un uomo anziano con due lunghissimi baffi lo aspetta in cima alle scale.
Gli tende la mano e lo invita ad entrare per un caffè.
La casa sembra uscita da un film anni '60, mobili di formica, un divano verde ricoperto di cuscini all'uncinetto, poche foto e li sul ripiano a fianco a qualche fiore fresco una di una ragazza sorridente.
E' lei ma sembra uno scatto di molti anni fa.
Lo sguardo incuriosito non è passato inosservato: il baffuto serve il caffè e intanto lo ringrazia per avergli riportato la giacca che deve aver riposto da qualche parte perché non si vede più.
Ed è qui davanti ad un caffè che Pietro scopre che Marina, la figlia del baffuto, è morta circa 21 anni prima, investita da un ubriaco durante un temporale mentre dalla fermata dell'autobus raggiungeva casa.
Pietro è sconvolto, non vuole crederci. Marina era li in macchina con lui.
Ha parlato con lei per ore..
Il baffuto si asciuga una lacrima  e lo invita a seguirlo e intanto continua a parlare: sono decine le persone che ogni anno si presentano a casa sua per riportargli la giacca: tutti giovani che si sono messi al volante ubriachi e che nonostante la pioggia battente forte dell'effetto dell'alcool correvano lungo la statale.  Pochi passi ed eccoli arrivati davanti ad un cancelletto di ferro battuto, è l'ingresso di un piccolo cimitero e li in un angolo eccola, la sua foto e la sua giacca rossa.
Il padre la prende l'avvicina al viso e intanto mormora: " Tesoro, ne hai salvato un altro".
Pietro è sconvolto, ora ci crede, il tizio decisamente commosso lo guarda con un velo di tristezza negli occhi e lo congeda con semplice: anche colui che l'ha investita ricorda solamente la giacca rossa, la pioggia e un sorriso dolcissimo.. ti è stata data una seconda possibilità non sprecarla.
A quanto pare sono moltissimi gli ubriachi del volante che negli anni affermano di aver incontrato Marina e di aver cosi smesso di bere.
Altri meno poeticamente contestano la loro esperienza, perchè in quel punto spesso sono stati fatti dei lavori e in altrettante occasioni sono state tese delle reti rosso-arancio.
A me piace pensare che Marina stia li sulla strada statale 26 che collega Ivrea al suo piccolo paesino a vegliare su chi si mette al volante in condizioni disperate.

Non so se Claudia del blog - il giro del mondo attraverso i libri - aveva questo in mente quando ha proposto il tema il mistero per il Senso dei miei viaggi, però di certo questi sono stati i primi pensieri che mi sono balenati per la mente e sappiate pure che quando sento il profumo di rosa misto alla cannella penso subito ad un amore immenso, che Si, sobbalzo quando sento un campanellino accompagnato da una cantilena e che ci penso più di una volta prima di mettermi alla guida se mi sono concessa un prosecco di troppo con l'amica di bisbocce.
Infine vi chiedo scusa se sono stata prolissa, ma non ho avuto scelta.. le mie dita scorrevano sulla tastiera in modo autonomo.. che sia anche questo un segno misterioso?!
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  1. wow...l'ultima storia è da brivido...mi sono commossa e allo stesso tempo ho sentito un brivido freddo corrermi lungo la schiena...bravissima, dovresti scrivere un libro,scrivi benissimo
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    1. Grazie! Sei stata carinissima! E si ti confesso che un libriccino lo sto scrivendo, anche se il lavoro (quello vero) mi impegna moltissimo! A presto sul tuo blog Elena!!
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  2. Caspita, mi hai fatto commuovere!
    Che bella la storia di Pietro e Marina e poi mi piace come l'ha raccontata.
    Ciao
    Norma
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    1. ciao Norma! Ne sono felice! Me l'ha raccontata Adelina, una delle più care amiche di mia madre di Fert - una frazione di Donnas in VdA - e anche a me aveva commosso e toccato dentro. Inutile dire che sono andata a cercarla, ma purtroppo non sono riuscita a trovarla, anche se in paese tutti la conoscono e tutti affermano che si manifesta più volte all'anno! Mi è sembrata cosi dolce che ho pensato subito a lei come conclusione di questo post.
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  3. Belle, tristi e poetiche le tue storie! E ben raccontate. Ciao e buona giornata.
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    1. Uuhh tristi dici? Io le pensavo romantiche-decadenti, a quanto pare sbagliavo, ma sono ugualmente felice della tua visita del tuo prezioso commento e del complimento. Passerò presto da te, un abbraccio!
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  4. belle tristi e inquietanti!
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    1. Grazie Federica, le leggende mi affascinano da sempre e ancor di più se mischiano sentimenti ai brividi! a presto sul tuo blog
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  5. Ciao Elena, questo è uno dei più bei post che mi è capitato di leggere, ti ringrazio immensamente per queste tre storie, tutte e tre bellissime, dolcissime e, ognuna a suo modo, misteriose.
    A presto.
    Antonella
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    1. Grazie Antonella, sei sempre molto carina! A presto sul tuo blog!!
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  6. Mi hai fatto venire i brividi con l'ultima storia perchè io ho abitato a Ivrea dal 2003 al 2008 da studentessa universitaria e una volta parlando di questa cittadina con un amico che adesso non è più con noi mi disse: "la conosci la storia del fantasma di Ivrea che appare agli automobilisti?". Io risposi no e lui mi disse di provare a scoprire da sola questa leggenda, se no me l'avrebbe raccontata un'altra volta... lui non è mai riuscito a raccontarmela e io finalmente, dopo anni di ricerche l'ho scoperta per caso grazie a te!
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    1. sono felice di averti rivelato la storia del fantasma degli automobilisti cosi come sono contenta di scrivere da insider, per rendere un pochino più noto questo angolo di Canavese sconosciuto ai più! A presto sul tuo blog!
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